Questo gennaio del 2025 si sta aprendo con un buon auspicio per quanto riguarda i BRICS+.
Abbastanza a sorpresa, il 6 gennaio si è verificata l’adesione dell’Indonesia, come membro effettivo. Questi diventano così 10: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e, appunto, Indonesia.
Soltanto pochi giorni dopo abbiamo un’altra adesione a sorpresa, questa volta come partner: quella della Nigeria, la quale va a fare compagnia a Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malaysia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan.
In entrambi i casi si tratta di paesi di una certa importanza economica, demografica, geografica.
Cominciamo dall’Indonesia:
È un paese molto vasto e ricco di risorse naturali, con una significativa collocazione geografica, a cavallo tra il Sudest Asiatico e l’Australia. Ha una popolazione di ben 227 milioni di anime (il quarto paese al mondo). L’economia è in crescita, con un PIL che viaggia attorno al 5%.
Grande produttrice di olio di palma, possiede anche carbone, gas naturale e petrolio. Significativa è la sua produzione tessile e di altri prodotti alimentari, come riso, the e caffè.
Non senza rilievo è il fatto che Giacarta è uno dei pilastri dell’ASEAN (gruppo economico del Sudest Asiatico). Ciò secondo alcuni potrebbe aprire una contraddizione con l’essere diventato membro dei BRICS+, ma non è detto.
Intanto perché di quest’ultimo gruppo fanno parte anche Thailandia e Malaysia, che da gennaio sono partner dei BRICS+, e fra le richieste di adesione a questo figurano altri membri dall’ASEAN, come Vietnam, Laos e Birmania. E poi perché il BRICS+ non si pone in competizione con tale gruppo economico, ma semmai in un’ottica di collaborazione.
Che la Nigeria sia uno Stato petrolifero dovrebbe essere cosa abbastanza nota. Forse meno noto è che è anche il paese africano più popoloso (oltre 200 milioni di anime; sesto al mondo), nonché uno di quelli con l’economia più forte in tutto il continente, potendo contare su altre risorse minerarie e una produzione in crescita nei vari ambiti, da quello agricolo, a quello bancario e delle telecomunicazioni.
Inoltre non è da trascurare la collocazione geografica della Nigeria, al centro del Continente Africano e vicinissimo a paesi come il Niger, il Ciad, il Mali e il Burkina Faso, ossia il gruppo di paesi che negli anni scorsi si è reso protagonista della cacciata dei militari francesi e che in genere si sta gradualmente emancipando da una condizione post-coloniale di sudditanza nei confronti dell’Occidente, per avvicinarsi sempre più alla Russia e alla Cina.
Per capire l’importanza dell’Africa centrale, basti pensare che non molto lontano dalla Nigeria, nelle ultime settimane si sono riaccesi violenti scontri armati per il controllo della zona mineraria del Congo dell’Est, ricca tra l’altro di coltan.
L’ingresso nel BRICS+ dell’Indonesia, come membro, e della Nigeria, come partner, segna un ulteriore importante tassello nello spostamento degli equilibri geo-strategici ed economici mondiali. Ormai oltre la metà della popolazione mondiale è racchiusa in questo organismo, che raggruppa qualcosa come il 37% dell’intera economia mondiale. Quest’ultimo dato è indicativo, dal momento che è calcolato secondo i criteri tradizionali e soprattutto non tiene conto di come l’economia dei paesi aderenti sia molto più in crescita, rispetto a quella dei paesi del G7, in gran parte stagnanti, quando non proprio in recessione.
Come se non bastasse, vi è una lunga lista di paesi che ha fatto richiesta di ingresso nel BRICS+ (a partire dal Venezuela, paese ricco di petrolio) ed è assai verosimile che almeno una buona fetta di questi potrà presto entrare a farne parte.