CILE ED ECUADOR, RIPRENDONO LE LOTTE ANTI-LIBERISTE

Nelle ultime due-tre settimane sono scoppiate delle rivolte popolari vigorose in diversi paesi dell’America Latina. Cile, Ecuador e Haiti sono stati i tre paesi dove queste hanno avuto più intensità e risonanza (ma qualcosa si è mosso anche in Brasile e in Argentina, anche se in tono minore).

Dappertutto la causa è la stessa: la protesta contro l’impoverimento di gran parte della popolazione a causa delle politiche liberiste.

 

La scintilla, nel caso dell’Ecuador, è stata l’aumento delle tasse sui carburanti, il che si traduce in un aumento dei costi del trasporto, ma anche di qualunque merce che necessita di essere trasportata.

L’Ecuador, dopo diversi anni di “revoluciòn ciudadana”, ossia, di politiche sociali e progressiste, legate all’ex presidente Rafael Correa, ha visto un improvviso dietrofront con l’ultimo presidente, Lenin Moreno, il quale ha mutato radicalmente l’indirizzo politico del paese, riportandolo di nuovo sotto il giogo del liberismo e della subalternità agli USA, con conseguente impoverimento di vasti strati popolari.

Nel caso del Cile è stata la decisione di aumentare il costo del biglietto della metropolitana la scintilla che ha fatto scatenare le proteste di piazza.

Ma naturalmente non si tratta solo di questo. Tale aumento è stato l’ultimo di una lunga serie di aumenti tariffari strettamente legati alle privatizzazioni che da decenni vengono portate avanti in quel paese. Ossia, dai tempi della feroce dittatura di Pinochet, peraltro instaurata appositamente (vedi i “Chicago Boys”) a tal fine.

Stiamo parlando di una realtà in cui tutto o quasi tutto è in mano ai privati, dall’acqua, all’energia, ai trasporti pubblici, alle grandi risorse del paese, quale il rame e altre.

A ciò si aggiunge una realtà in cui i salari sono molto bassi e la disoccupazione, soprattutto giovanile, è alle stelle. Per non parlare delle pensioni, che sono tra le più basse del mondo.

Perfino i cosiddetti “ceti medi”, ossia la piccola e media borghesia, si stanno rapidamente impoverendo e non reggono lo strozzamento che subiscono dalle grandi multinazionali.

E’ interessante notare come negli incidenti a Santiago – capitale del Cile – (ma sempre più anche in altre città del paese) ad essere stati presi di mira da numerosi manifestanti non siano stati soltanto i centri commerciali, spesso saccheggiati, a testimonianza dell’elevato livello di povertà che soffre gran parte della popolazione, ma sono stati incendiati diversi luoghi, che sono simboli dell’oppressione economica delle multinazionali straniere. E’ stato dato fuoco ad alcuni McDonald’s, ma anche ad un palazzo dell’Enel, fornitrice di energia elettrica nel paese.

L’Enel, infatti – società in gran parte privatizzata e quotata in borsa – è ben presente nel Cile, come d’altronde in gran parte del Sudamerica. Ancora più presente è la sempre italiana Atlantia (quella che gestisce il tratto di autostrada interessata dal crollo del Ponte di Genova).

E’ difficile prevedere quale sarà lo sbocco di queste rivolte, al di là dei risultati concreti, ma presumibilmente temporanei (nell’Ecuador la manovra che toglieva il sussidio al diesel è stata revocata e sembra che anche nel Cile il governo di Pinera stia pensando a qualche misura di calmieramento).

Nel senso che, dopo l’apparente eclissamento della stagione progressista dell’America Latina – che aveva caratterizzato il decennio scorso, e che sembrava essere andata in crisi, con il ritorno di governi liberisti e filo-USA (o filo-FMI) in Brasile, in Argentina, in Ecuador, ecc. – vi sono diversi segnali di una possibile riedizione di tale stagione.

Ossia, il Venezuela, che ha resistito – grazie anche al crescente appoggio di Russia e Cina – a svariati e vigorosi tentativi recenti di far cadere il governo bolivariano da una parte, e la crescita del malcontento popolare per le politiche liberiste, che si sta manifestando in misura crescente, dall’altra, lasciano ben sperare che siamo di fronte ad un nuovo rafforzamento dell’opzione anti-liberista e progressista nell’America Latina.