FINALMENTE ARIA RESPIRABILE

Forse, tra qualche tempo, si darà ancora più valore alla potenza che hanno espresso lunedì 22 settembre le manifestazioni e lo sciopero indetto dall’Usb e da altre sigle del sindacalismo di base.

Prima di tutto i sindacati e le forze sociali, che sono stati in grado di irrompere nella scena del Paese con coraggio e determinazione, non possono che essere ringraziate.

Si è trattato di uno sciopero politico che ha messo al centro il riscatto del Paese di fronte ad un genocidio contro cui il nostro e gli altri governi del mondo non hanno mosso un dito.

Vedere una marea montante di lavoratori, studenti, di popolo, che ha chiaro da che parte stare in questa vicenda, non solo dà speranza ma segna un punto politico sulla volontà di guardare alle tensioni internazionali con la necessità di protagonismo. Le strade bloccate, in cui gli automobilisti applaudono chi manifesta senza alcun lamento per i propri ritardi e su cui spesso si specula per denigrare qualsiasi mobilitazione, è un altro segno di grande novità da non sottovalutare. Lo sciopero, il blocco del Paese per una questione geograficamente distante è un salto di qualità che non va derubricato a un avvenimento negli avvenimenti. L’indignazione mondiale per quanto accade a Gaza dà uno spessore internazionale a quella giornata e unisce il nostro pianeta ai milioni di persone che in tutto il pianeta stanno manifestando da tempo.

Certamente senza la missione della Global Sumud Flotilla lo spessore della mobilitazione non avrebbe avuto la stessa forza e, al di là di tutte le chiacchiere attorno alla  spedizione, non può sfuggire la forza evocativa che hanno quaranta barche disarmate di quarantaquattro paesi che tirano diritte verso Gaza, non solo per portare aiuti umanitari, ma soprattutto per mettere fine all’assedio e aprire un vero corridoio umanitario, nonché spingere i propri governi ad agire al fine di costringere Israele a mettere fine al genocidio in atto.

La spinta della mobilitazione e la partenza della Flotilla rende palpabile la possibilità di incrinare quella sensazione di impotenza che le immagini di Gaza rimandano in ogni casa del mondo.

Il protagonismo dei Camalli di Genova, presenti nella componente italiana nella Flotilla, rende ancora più concreta la potenzialità dirompente della mobilitazione. Quel “Blocchiamo Tutto”, anche grazie alla presenza dei portuali, si trasforma da uno slogan per pochi alla volontà di potere di molti di fronte all’ingiustizia. Un aspetto che inquieta più di una cancelleria, prima di tutto quella italiana.

Le reazioni isteriche sugli scontri di Milano del governo e la genuflessione dei più (anche delle opposizioni) alla logica dei “buoni e dei cattivi” palesa la paura della riuscita dello sciopero. A Milano i quattro vetri rotti nascono dalla volontà di chi gestiva l’ordine pubblico di non far entrare i manifestanti in Stazione, come avvenuto pacificamente a Napoli o a Roma.  Senza quel blocco tutto, con molta probabilità, si sarebbe svolto come nel resto del Paese.

Detto questo, mentre scriviamo, è in atto un tentativo di sminuire la missione della Flotilla non solo da parte del Governo. La dichiarazione di Mattarella, plaudita da governo e Pd e che ha chiesto alla missione di accettare di consegnare gli aiuti a Cipro e di non mettere a repentaglio la loro vita, spinge verso un depotenziamento degli obiettivi e soprattutto legittima Israele nei suoi crimini attuali e quelli potenziali contro la Flotilla.

Chi è sulle barche ha diritto di decidere cosa fare perché a repentaglio è la sua vita, ma è inaccettabile che i governi, invece di scagliarsi contro Israele e le sue minacce, sposti la scelta su chi ha solo l’intenzione di sostenere la popolazione stremata di Gaza.

L’impressione, comunque, è che siamo all’inizio di una stagione di mobilitazione che può avere l’ambizione di aprire un dibattito ampio che sappia aprire una riflessione pubblica e attiva in un mondo che precipita velocemente sul suo piano inclinato dove la guerra e il riarmo dominano la scena.

La coinvolgente situazione di Gaza e del Medio Oriente non può far dimenticare gli inquietanti scenari guerrafondai dei governi europei. Tra dischi volanti, droni e misteriosi sconfinamenti russi, di cui non abbiamo ad oggi nessuna prova evidente, si sta creando un clima di paura funzionale, in primo luogo, alle politiche di riarmo capeggiate dalla von der Leyen.

Senza dubbio su questi temi il fronte, forse, sarà meno compatto ma il coraggio delle idee, come dimostra quanto sta avvenendo su Gaza, può avere la forza di disvelare le menzogne in cui spesso siamo immersi.

Rimanendo in ascolto di quanto succederà con la Flotilla e con il massimo sostegno alla mobilitazione che la supporta da terra, non c’è dubbio che in questi giorni si sente un’aria finalmente respirabile dopo anni di apnea.