LE ELEZIONI SPAGNOLE E GLI EQUILIBRI POLITICI

In molti aspettavano le elezioni spagnole per cantare il de profundis della maggioranza “Ursula” (Partito popolare europeo, socialisti, liberali e verdi) ma così non è stato. La spinta nazionalista e di destra che avrebbe potuto ribaltare gli equilibri politici in Europa ha subito una forte battuta d’arresto.

Dato ormai per scontato un calo dell’affluenza, che si è attestata al sessanta per cento, le percentuali del voto popolare disegnano un quadro in cui nessuna delle forze in campo ha una maggioranza.

I popolari recuperano più di dieci punti percentuali rispetto al 2019. Il motivo è la scomparsa dei “Ciudadanos”, che nascevano da una costola del Partito popolare, e dall’aver spostato a destra il baricentro politico togliendo una parte dei consensi a Vox che, dato in grande crescita, ha invece deluso le aspettative perdendo un paio di punti percentuali a fronte del dimezzamento dei seggi conquistati nel 2019.

I socialisti hanno tenuto la loro percentuale e, grazie alla legge elettorale che favorisce le forze politiche più grandi, hanno conquistato due seggi in più rispetto alle elezioni precedenti.

Ancora non è chiaro quale sarà l’esito politico del voto. Se I socialisti in alleanza con indipendentisti catalani di Junt, quelli baschi di sinistra Eh Bildu e Sumar (alleanza che contiene l’arco di forze della “sinistra radicale” spagnola) tenteranno la strada di un nuovo governo oppure se si tornerà al voto. Presto per dirlo.

Non v’è dubbio, da questo punto di vista, che sul piano sociale (reddito minimo, aumento delle pensioni medie, salario minimo) il governo a trazione socialista abbia lavorato negli ultimi due anni ad una risposta di sinistra a fronte delle condizioni drammatiche che ha attraversato la Spagna nel post pandemia. La tenuta dei socialisti e la buona affermazione di Sumar sono li a dimostrarlo, insieme agli stessi risultati nei Paesi Baschi che hanno visto l’affermazione dei socialisti e di EH Bidu.

Il tema è quanto tali risultati siano solo una buona notizia. Certamente il 12% di Sumar lo è. Ma quanto Sumar rappresenta un progetto duraturo e soprattutto, quanto le dinamiche politiche spagnole potranno influenzare a sinistra il quadro europeo?

Ad oggi il confronto dalle parti di Bruxelles è tra nazionalisti e la maggioranza Ursula. Il tema della guerra unisce tutti e il primo anno del Governo Meloni evidenzia quanto, da questo punto di vista, sia in completa sintonia con i suoi “avversari”. D’ altra parte uno dei più stretti alleati di FdI è il PiS di Mateusz Morawiecki ovvero il più filo atlantista d’Europa.

La debole distinzione sul piano sociale e la posizione filo atlantista di queste forze rendono preminenti nello scontro gli aspetti legati ai diritti civili, alla questione migranti e al quadro valoriale su cui periodicamente si accendono scontri molto accesi. Certamente i due schieramenti (Conservatori da una parte e l’attuale maggioranza PPE-PSE) esprimono interessi articolati nei singoli Paesi ma entrambi subiscono l’esercizio egemonico delle classi dominanti Euro-atlantiche.

Lo spazio perché le elezioni spagnole possano rappresentare un elemento di novità è molto legato alla posizione più esplicita delle forze della sinistra (Prima di tutto Sumar) contro la guerra e la spinta perché sia assunta dal nuovo governo se si insedierà.

Staremo a vedere.

Senza dubbio, infine, questo risultato ha indebolito la posizione della premier Meloni che fino a ieri aveva rinviato la realizzazione del proprio programma al cambio di maggioranza e dei rapporti di forza tra conservatori e maggioranza Ursula. Proprio il risultato spagnolo potrebbe portare la Meloni, invece, a spingere sull’acceleratore e rispondere presente ai desiderata del gruppo dei popolari europei che hanno bisogno in Italia di una forza che superi il 15% per continuare ad essere la prima forza politica della UE. Forza Italia, con il rischio di lento ma inesorabile dissolvimento dopo la morte di Berlusconi, non garantisce più e FdI è evidentemente il candidato ideale. Lo spostamento a destra dei popolari spagnoli e il conseguente ridimensionamento di Vox sono un segnale in questa direzione, come lo sono le posizioni “equilibrate” assunte in Europa dal Governo italiano. La scelta non sarà facile per FdI perché potrebbe aprire uno spazio maggiore di radicalità a Salvini che da tempo sta scaldando i motori ma, a quanto pare, potrebbe diventare una scelta obbligata.

Il quadro generale, in Spagna come in tutta Europa, resta estremamente fluido ed esposto a mille scossoni: guerra, inflazione, tassi d’interesse alle stelle, presentano una miscela esplosiva che spingerà ancora verso una polarizzazione sociale da una parte e al continuo tentativo di ricostruire un equilibrio che tenti di governare la situazione dall’altra. Con certezza si può dire che questo non è e non sarà a lungo il tempo delle acque calme.